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Il Diavolo veste Prada e va in bici

Mentre a Nantes si radunavano i “nerd della bicicletta” di tutto il globo in occasione di Velo-City2015 per parlare di politiche, progettazioni, esperienze passate e futuro della ciclabilità, in altre parti del mondo andava in scena la scintillante fiera dell’effimero ciclistico. Il Bike Fashion Show.

Bike Fashion Show è il nome che viene dato agli eventi che coniugano moda e bicicletta. Si svolgono in varie parti del mondo e a Giugno quasi in contemporanea con Velo-City il tappeto rosso si è srotolato in 2 città: Ottawa e Budapest.

Se a Nantes si discuteva dell’opportunità di sviluppare progetti di bike-sharing o investire in infrastrutture, nel mondo della bici da passerella si fronteggiavano la fazione di chi vuole l’abito abbinato alla bicicletta e di chi, invece, abbina la bici al vestito.

State sorridendo, lo so, ma la questione non è da prendere sottogamba:

Molte aziende pensano, realizzano e commercializzano prodotti specifici per chi usa la bicicletta. Le tutine in spandex che erano in voga nei club “acid” degli anni 90 sono out. Arrivano jeans anti-pioggia, traspiranti, con inserti riflettenti nei risvolti e porta U-lock sul retro… Nuovi materiali aprono nuove possibilità anche per inventare giacche, scarpe e camicie. Sono abiti per andare in bici con stile pensati per un segmento di mercato diventato appetibile anche ai grandi marchi come Levi’s.

Ed anche le grandi case dello stile italiano si misurano con la bicicletta entrando direttamente in officina come nel caso di Gucci e Dolce e Gabbana che mettono la firma sul telaio e sugli accessori.

La bici leopardata firmata Dolce & Gabbana La bici Bianchi firmata Gucci 

Sono però i piccoli atelier ad animare maggiormente i fashion show proponendo vestiti ed accessori a volte bizzarri. Per molti stilisti la bicicletta diventa accessorio moda e viene sfoggiata sulla passerella, per altri è solo un veicolo di promozione ma tutti sono concordi che la bici sia l’oggetto che meglio caratterizza il Life-Style moderno.

Il gioco creativo è questo: si guarda a quello che accade in strada, lo si interpreta quindi lo si ripropone sulla passerella.

E chi descrive meglio la situazione è Cyclechic che dal 2006 fotografa lo stile del ciclista urbano e discute di quanto sia sexy andare in bici indossando un abito, con la gonna corta o tacchi a spillo senza risultare volgari. Discussioni tutt’altro che scontate a giudicare dai commenti dei lettori.

Il mondo bike fashion ci racconta la bicicletta come fenomeno di costume, ci dice quanto sia bello e “figo” farsi vedere in città sulla sella, ci fa vedere bei ragazzi e belle donne che pedalano con naturalezza e se ne frega completamente di tutte quello che riguarda la sicurezza.

Penso seriamente che questo approccio, in una società in cui l’apparire è importante quanto l’essere, possa avere più presa sulla massa di quanto riescano cento appelli a migliorare il mondo. Le associazioni e gli addetti ai lavori continuano invece a proporsi con giubbettini fosforescenti e caschetto mentre si fanno la girata domenicale con porchettata. Anche snocciolare in continuazione statistiche su incidenti od elencare liste di infrastrutture che dovrebbero esserci ma non ci sono, finisce per raccontare che le nostre città non sono adatte al ciclista e si rischia così di scoraggiare chi si sente ciclista urbano ma ancora non fa il salto. Il rischio è quello di diventare autoreferenziali e scavarsi un fossato intorno.

Adesso ho finito, mi preparo, prendo la bici e vado a fare l’aperitivo perché nella mia città, anche senza troppe ciclabili, nonostante le scelte auto-centriche dell’amministrazione, si usa tutti fare così.

Vestiamoci meglio e pedaliamo di più!

Buona serata a tutti!